RESISTORI, INDUTTORI E CAPACITORI
I resistori sono componenti che opponendo una certa resistenza al
passaggio della corrente, operano delle attenuazioni sul segnale che
li attraversa ma non ne modificano la risposta. Per questo, come
vedremo più avanti, vengono usati per allineare trasduttori
con differenti valori di sensibilità — ricordiamo che la sensibilità
è quel parametro che informa su quanto un altoparlante suoni
più forte di un altro a parità di tensione elettrica
applicata. I valori dei resistori sono espressi in Ohm (Ω),
unità di misura della resistenza elettrica. In uno schema
elettrico sono identificati dal simbolo e dalla lettera seguenti:

Gli induttori si presentano come rocchetti di filo di rame smaltato —
da qui il nome comune di bobine — che possono essere avvolti
su nucleo — in ferrite o in lamierini — o non contenere affatto un
nucleo, nel qual caso si dice che sono avvolti
in aria.
Sono componenti reattivi — a
differenza dei resistori — che oppongono una impedenza molto elevata
ai segnali di frequenza alta, mentre via via che si scende verso le
frequenze più basse si assimilano al cortocircuito. Il punto
di transizione è determinato dal loro valore, che viene
espresso in Henry (H), unità di misura dell'induttanza.
A parità di valore di induttanza, gli induttori su nucleo
richiedono meno spire di quelli avvolti in aria e sono quindi
più piccoli, ma hanno la tendenza a saturare in presenza di
segnali forti, introducendo distorsioni. In uno schema elettrico gli
induttori sono identificati dal simbolo e dalla lettera seguenti:

Reattivo, ma inverso rispetto a quello degli
induttori, è anche il comportamento dei condensatori. Per
questo motivo entrambi sono definiti elementi duali.
Unità di misura dei condensatori è il Farad (F),
valore che esprime la capacità elettrica. In uno schema
elettrico sono identificati dal simbolo e dalla lettera seguenti:

Sarebbe dispersivo analizzare compiutamente il principio di
funzionamento dei condensatori: ci basterà dire, in questa
sede, che sono dispositivi capaci di immagazzinare cariche
elettrostatiche. Sono costituiti da due elettrodi collegati ad
altrettante armature — piastre conduttrici piane — separate fra loro
da un isolante detto dielettrico e vengono raggruppati per
famiglie proprio in base al tipo di dielettrico utilizzato: avremo
così condensatori in teflon, in
polipropilene, in polistirene, in policarbonato, in poliestere, in mica,
ceramici, tutti materiali caratterizzati da una permeabilità più
o meno spinta in funzione della loro costante dielettrica relativa,
un numero che in pratica ne quantifica il
grado di isolamento offerto. Per incrementare la capacità del
condensatore si dovrà ridurre lo spessore del dielettrico che
separa le armature, ma solo alcuni materiali lo consentono senza
rischi di perforazione, in virtù della loro costante
dielettrica, appunto.
Una famiglia a parte è rappresentata dai condensatori
elettrolitici, il cui dielettrico è costituito da una
soluzione elettrolitica gelatinosa che se sottoposta a polarizzazione
— e per tutto il tempo che questa viene mantenuta —
produce uno strato di ossido isolante talmente sottile da consentire
valori di capacità molto elevati. Gli elettrolitici sono
quindi componenti polarizzati — cioè con un polo positivo e
uno negativo — e possono essere usati solo in circuiti dove la
componente continua sia di molto superiore a quella alternata in
quanto è proprio la tensione a permettere la formazione dello
strato dielettrico. Sono praticamente insostituibili nei circuiti di
filtraggio degli alimentatori, ma non dovrebbero essere mai
utilizzati nei crossover, dove non si hanno componenti continue.
Esistono però in commercio — o si
possono realizzare — dei condensatori cosiddetti bipolarizzati,
o non polarizzati, formati da due elettrolitici standard con
due elettrodi omonimi connessi fra loro: se i due condensatori di
partenza sono di eguale capacità ne risulterà un unico
condensatore di capacità dimezzata e ingombro doppio, ma non
polarizzato e utilizzabile quindi anche sui crossover. Resta il fatto
che non sono il massimo della vita, per questi impieghi, potendoglisi
preferire quelli in polipropilene o quelli in poliestere.
Analizzato il comportamento di induttori e condensatori e rammentando
la definizione che abbiamo dato al paragrafo precedente dei filtri
di crossover, possiamo arguire come essi siano già di per
sé stessi dei filtri elementari, sebbene dalla loro
combinazione reciproca se ne ottengano di più complessi, come
vedremo più avanti. Prima però è opportuno imparare a conoscere i filtri
per nome: infatti, a seconda della loro funzione essi si distinguono
in passa-basso, passa-alto e passa-banda
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