LA DISPERSIONE DELL'ALTOPARLANTE
La dispersione è l'emissione
fuori-asse dell'altoparlante. Gli
altoparlanti suonano per effetto dell'oscillazione avanti/indietro
della loro membrana radiante, la quale imprime all'aria con cui
è in contatto repentine variazioni di pressione che si
propagano alla velocità di 344 mt/sec. Questa propagazione
può essere omnidirezionale oppure prevalentemente frontale, in
funzione del rapporto fra il diametro dell'altoparlante e la
frequenza riprodotta dal medesimo, o meglio la sua lunghezza d'onda.
La lunghezza d'onda (l) è la
distanza che un suono copre nell'aria in un tempo pari al suo ciclo:
in formula il rapporto fra la velocità del suono (c) e il
numero dei cicli in un secondo, ovvero la frequenza (f):
l = c/f = 344/f(hz)
Per un qualsiasi altoparlante circolare, cono o cupola che sia, il
punto di transizione da una emissione omnidirezionale ad una
direzionale è rappresentato da quella frequenza alla quale la
metà della lunghezza d'onda eguaglia il diametro
dell'altoparlante. Questa è calcolabile con la seguente
formula dove il diametro dell'altoparlante è espresso in millimetri:
f(hz) = (344/2/D)*103 = 172.000/D(mm)
Se ad esempio supponiamo un altoparlante da 165mm di diametro, ne
localizzeremo il punto di transizione in circa 1Khz. Ciò
significa che fino a questa frequenza la sua emissione sarà
per quanto possibile omnidirezionale, cioè sarà
contraddistinta da una buona dispersione. Da questa frequenza in poi,
viceversa, la sua emissione fuori asse risulterà sempre
più penalizzata. Per un midrange a cupola da 50mm il punto di
transizione sarà localizzabile in circa 3,5Khz e per un
tweeter da 25mm in circa 7Khz. Per tutti, oltre queste frequenze la
dispersione comincerà a calare, almeno in teoria. In
realtà tutto questo funzionerebbe esattamente in questi
termini solo se la membrana fosse un pistone rigido e indeformabile,
ma non è così.
All'aumentare della frequenza, aumenta la velocità del moto e
l'accelerazione impressa dalla bobina al diaframma. Succede, specie
con i diaframmi a cono, che le sezioni più esterne non
riescano più a seguire le repentine variazioni di movimento
imposte dalla bobina al vertice, per cui di fatto la superficie
interessata all'emissione tenda a diminuire. Con essa diminuisce il
diametro, realizzando quindi che la dispersione di un altoparlante a
cono diminuisce sì all'aumentare della frequenza, ma in misura
minore di come non sarebbe con un pistone rigido.
Progettando il cono con la forma e il materiale giusti è
possibile ottenere un disaccoppiamento graduale con le sezioni
periferiche al crescere della frequenza, in modo da mantenere la
dispersione il più possibile costante. Di più, posto
che la risposta di un cono tenderebbe a calare alle frequenze
più alte per effetto del suo peso, la riduzione virtuale del
diametro di emissione, comportando anche una riduzione della massa in
movimento, produce benefici effetti anche sulla risposta in asse del
componente. Vi è tuttavia un effetto collaterale da
controllare, ma riguarda piuttosto il progettista dell'altoparlante,
non Voi, che al più gli altoparlanti li dovrete solo
scegliere: se la riduzione percentuale della massa interessata al
moto fosse superiore alla riduzione percentuale della superficie
emittente, il livello di emissione tenderebbe sgradevolmente ad
aumentare, introducendo ben più gravi problemi di
equalizzazione della risposta.
Ma in che modo la dispersione di un altoparlante può
condizionare il risultato di una rete di filtraggio? Per spiegarlo
ipotizziamo un tipico sistema due-vie formato dal nostro woofer da
165mm e dal tweeter da 25mm, con incrocio a 2,5Khz e tutte le altre
condizioni di compatibilità rispettate. Se Vi poneste
esattamente di fronte agli altoparlanti la risposta complessiva del
sistema sarebbe presumibilmente soddisfacente, ma provando ad
ascoltare in posizione disassata, ipotesi non peregrina se
considerate che il sistema sarà collocato in auto, la
dispersione del woofer sopra 1Khz sarà sempre più
scarsa diventando quasi nulla alla frequenza di incrocio. Risultato:
un bel buco grosso così nella risposta in frequenza, visibile
all'analisi di spettro e, quel ch'è peggio, udibilissimo ad
orecchio. La colpa non è del crossover né
dell'analizzatore di spettro. È della Vostra zucca vuota,
perché non avevate minimamente considerato la dispersione dell'altoparlante.
Un altro aspetto da non trascurare assolutamente è quello
inerente la reattività del carico
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